01 marzo 2014

Tre cose sul TEDxRoma (e una sull'ADCI).


Sabato 22 Febbraio al Teatro Olimpico c'è stato il TedXRoma. Se non avete mai sentito parlare del TED vi invito a leggere qui e qui. La giornata è stata meravigliosa anche se fuori pioveva. E per un attimo mi è sembrato di stare a Cannes, in un seminario tenuto dall'inventore di Internet (che tra l'altro c'era). Impossibile riassumere qui una giornata di condivisione di idee, per cui mi limiterò a qualche piccola ispirazione.

1) THE BURIED LIFE.
Ospiti di uno speech sono stati i ragazzi del programma "THE BURIED LIFE". La loro idea? Fare una lista di cose da fare prima di morire. Per ogni desiderio che realizzano, ne devono esaudire uno di uno sconosciuto. Risultato: hanno un programma su MTV, girano il mondo a sbafo, hanno giocato a basketball con Obama e hanno fatto riabbracciare un padre e un figlio. Se ne volete sapere di più: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Buried_Life

2) SHAKE AND FOLD.
Dedicate un attimo a guardare questo intervento. È stato uno dei video registrati che ci hanno fatto vedere durante l'evento. L'idea è semplice ma rappresentata in maniera scenografica. Vi prometto che non vi asciugherete mai più le mani allo stesso modo.

3) TEVERETERNO
Andare a lavare via lo smog dai muri per fare delle opere d'arte. Questa l'idea di TevereEterno che ha disegnato sulla banchina del Tevere enormi centauri, soldati, ancelle ecc...

Nello stesso giorno veniva nominato il nuovo consiglio dell'ADCI. Alcuni dei consiglieri sono stati intervistati da questo blog. Gli auguro in bocca al lupo e spero tanto che l'evento che hanno in mente somigli un po' a cose del genere. Il nostro microsettore può diventare rilevante nella comunità solo se, nella condivisione di idee, diventa uno show.

08 agosto 2013

Se i cani e i gatti fossero umani.

Un buon pitch che ha dato vita a tante idee. Come questa che ha raggiunto 13 milioni di visualizzazioni.

03 luglio 2013

Cannes/Italia: I metalli italiani che parlano un'altra lingua.

L’Italia quest’anno ha sbancato, complici gli ottimi lavori e un lavoro di squadra ormai rodato, che risponde al progetto GOODFELLAS.
Oltre ai tanti premi, nessuno ha contato, almeno fino adesso, altri metalli importanti di un gruppo creativo invisibile, di cui in Italia poco si parla. Quello che è all’estero. Come Luissandro Del Gobbo e Giovanni Settesoldi, vincitori di un Bronzo come DC/AD e CW in Ogilvy Chicago per Huggies, o come Alessandro Fruscella, associate creative director/copywriter in BBDO New York che porta a casa un gold, un silver e una shortlist.
Da segnalare Christopher Jones, art/creative director, che, malgrado il suo nome di origine neozelandese ha iniziato ne “Le Balene” di Milano. In Saatchi Berlino quest’anno ha portato a casa ben sei silver, un bronzo e una shortlist per la campagna “Days of Hope”.
Ma sono tantissimi i bravi e coraggiosi creativi che sono andati fuori dall'Italia e lavorano all'estero. Se sei uno di loro, entriamo in contatto e scrivimi per la prossima rubrica.
Aggiornamento: Aggiungo alla lista Herezie di Andrea Stillacci, che ha vinto un Leone di Bronzo in Print per Harrys (Barilla) e Riccardo Fregoso, creativo in Being/TBWA, che ha vinto un oro per il film di Come4.org






20 febbraio 2013

Quest'anno ai Cannes Lions manca solo il televoto.



Baumgarten sarà premiato dai migliori Direttori Creativi della nostra epoca. Ci saranno Sir John Hegarty, Joe Pitka, David Droga, Marcello Serpa e Dan Wieden.
Dirige l'orchestra il maestro Philip Thomas, CEO di Lions Festival, che quest'anno per fronteggiare l'anno più nero dell'advertising ha deciso di giocarsi proprio tutto.
Disertano invece Fazio e la Littizzetto, che, come mostra la foto, avevano avuto il piacere di premiare Red Bull già sul palco dell'Ariston.

16 novembre 2012

The agency of the future#21: IleNOliukGO.



La prima volta che ho sentito parlare di IleNOliukGO era ai giovani leoni Sipra 2012. Due art director di quell'agenzia avevano vinto il secondo posto nella categoria "video". Sono andato a vedere il sito e con mia sorpresa ho scoperto che ne erano i proprietari. Oggi gestiscono un team di persone, creano "handmade web videos" come quello qui sopra e lavorano alla grande. I loro nomi sono Luca e Ilena. Hanno una bella storia da raccontare. La loro intervista è l'ultima di "The agency of the future".

Dove nasce la tua passione per l'advertising?
Luca: non sono sicuro di avere una passione per l’advertising. O meglio, amo le belle idee, i prodotti ben fatti, il design, la tecnologia molto più di quanto non ami la pubblicità in sè. L’adversing è il miglior posto dove stare se si ha per natura la spinta a cambiare le cose. Insieme alla scrittura... ma di scrittura non si vive, e sconsiglio di provare con cinema e musica se si è idrorepellenti al tradizionalismo.

Ilenia: È nata quando, nel duemila e uno, all’uscita dal liceo (classico,ndr), ho promesso al mio fidanzatino dell’epoca di creare solo per lui e per lui soltanto una pubblicità per i bastoncini Findus. Ho fatto un montaggio in Movie Maker di facce sorridenti raccattate da qualche parte, inframmezzate dal logo Findus in versione multicolor. Il tutto musicato da “That’s wonderful” cantata da Paolo Conte. Un capolavoro, ne ero entusiasta. Ma a lui non penso sia fregato più di tanto. Poco dopo ho capito che mi piacciono le cose piccole e belle. Proprio come le pubblicità! E ho trovato un fidanzato (Luca, ndr) a cui interessa abbastanza tutto ciò che creo.

In che cosa consiste il tuo lavoro?
Luca: Nel prendere concetti complessi e trovare un modo accattivante per presentarli in modo che l’utente arrivi subito al nocciolo della questione. Spesso questo richiede anche il trovare il nocciolo della questione.

Ilenia:
Decidere se una cosa mi piace o meno. In fretta!

Qual è la tua giornata tipo?
Ilenia: Facebook (a letto). Checklist (a letto). Disegno. Disegno. Contabilità. Urlo. Mail. Disegno. Cucino o scelgo un ristorante se mi sento in vena di spendere. Scrivo. Disegno. Checklist. Scelgo una voce. Animo. Mi faccio un bagno caldo ascoltando la radio. Cucino o scelgo un ristorante se mi sento in vena di spendere.

Luca: Ile mi tira giù dal letto alle 9. In pochi passi raggiungo la scrivania anche in caso di tempesta di neve (sì, lavoriamo da casa, o è forse meglio dire che viviamo in ufficio). Checklist della giornata. Un paio di mail. Due ore di animazione. Butto giù una bozza di script. Un hangout con un cliente. Disegno. Cerco qualcosa su dribbble. La Zanzara. Carico un video nuovo su Vimeo. Lo mando al cliente. Il tutto intervallato a piacimento dall’aggiornamento compulsivo dei gruppi facebook sulle startup e dalla scoperta di 5 o 6 nuove webapp interessanti. Infine, una cena con amici.

Come pensi sarà l'agenzia del futuro?
Come si dovrà organizzare rispetto al cambiamento del mercato?
Ilenia: Piccola e con ruoli trasversali. L’art director deve saper scrivereun po’ di codice, il developer deve saper disegnare un gattino, l’animatore deve saper fare uno script. Tutti devono essere account di sé stessi.

Luca: Internet sta portando alla democratizzazione del fare impresa. Oggi sui titoli di coda di “The Social Network” di David Fincher sempre più persone scelgono di inventarsi un lavoro. In pochi emergono realmente, ma quelli che lo fanno costituiscono una nuova classe di imprenditori: hanno
30 anni, masticano tecnologia più di un 15enne e hanno aspettative altissime e budget superlimitati. Avrebbero bisogno della vostra migliore coppia creativa, al 10% del prezzo. Inoltre, la competizione per i migliori talenti si sta facendo durissima, poichè internet incentiva il merito (per fortuna). L’agenzia che emergerà dovrà scegliere una direzione creativa molto definita, dovrà assomigliare a questi nuovi imprenditori e dovrà inventarsi un modo per essere profittevole selezionandoli e correndo il rischio di
salire sulla barca insieme a loro.

Ilenia: E dovrà puntare moltissimo sul design, ok sono una designer.

Quali nuovi ruoli immagini nell'agenzia del futuro?
Ilenia: CTO, artDirectorCoderAnimator, social media animator.

Luca: I ruoli canonici alla base di questo mestiere sono un retaggio di 60 anni fa. In un contesto come quello del web di oggi le figure trasversali sono molto più efficienti. Inoltre, basta osannare il team-working sempre e comunque!
Ognuno di noi ha partecipato ad almeno un lavoro in team iniziato male ed andato a finire peggio a causa degli eccessivi compromessi o della mancanza di assunzione di responsabilità da parte di un team leader. Un lavoro firmato è un lavoro migliore, e un gruppo composto da più di 5 persone è un gruppo ingestibile.

La coppia creativa cambierà?
Ilenia: Per quanto mi riguarda gli art director in coppia con i copywriter esistono solo a Cannes (ma del resto non ho mai avuto esperienze in un’agenzia tradizionale). La coppia si forma in base al progetto. A volte si può anche lavorare in solo.

Luca: E’ anche vero che proprio a Cannes due agenzie (Party, Japan e Akqa) hanno teorizzato la trasformazione della coppia creativa da art + copy ad art + coder. Noi lo stavamo inconsciamente applicando da prima di sentirlo teorizzare, ma sempre a patto che le competenze di copywriting siano
trasversali ma presenti.

Quali sono 3 lavori che secondo te rappresentano il futuro?
Ilenia: Le infografiche interattive, come One hour per second di Youtube. http://www.onehourpersecond.com/











La motion grafica emozionale (e non cartoon / simpatica) per National Ovarian Cancer Coalition  National Ovarian Cancer Coalition from Mancel Lindsey on Vimeo.

E i meme! (ma non ne indicherò nessuno, date un’occhiata alla vostra bacheca di Facebook).

Luca: Bref, una serie televisiva francese formata da puntate di meno di 2 minuti l’una. Necessita una buona comprensione della lingua, ma è il prodotto che ha maggiormente trasformato il linguaggio audiovisivo degli ultimi 5 anni.










Il concept video dell’app Do, un piccolo capolavoro realizzato da un’agenzia di San Francisco con forse l’unico nome al mondo più impronunciabile del nostro (Muh-Tay-Zik / Hof-fer, ndr)


Infine un lavoro di motion grafica: Time to succeed, un’iniziativa benefica in favore del miglioramento del livello di istruzione nelle zone povere degli Stati Uniti, che dimostra come massima attenzione al design, animazione bidimensionale e storytelling costiuiscano ormai gli elementi fondamentali di un nuovo format nato e consumato sul web, ma al quale anche i media tradizionali stanno guardando sempre più spesso con attenzione.



15 novembre 2012

The agency of the future#20 - Andrea Stillacci (Founder/President/Creative Director@Herezie)




Non poteva mancare in questa rubrica Andrea Stillacci, l'italiano che ha conquistato la Francia con Herezie, l'agenzia di cui è presidente, fondatore e direttore creativo. Una storia che non è frutto di miracoli, come dice la campagna qui sopra.

Dove nasce la tua passione per l'advertising?

Dal buon vicinato. Ai tempi delle medie abitavo vicino a Franco Cagnasso, presidente di Canard Advertising, la più premiata agenzia degli anni ’80, quella di “Silenzio parla Agnesi” “Y10 Piace alla gente che piace”o “Già fatto?” di Pic. Avevo 13 anni, ero amico dei figli e bazzicavo fra layout e annual scoprendo il piacere della sintesi. La forza dell’idea. Alla fine degli anni ottanta, finiti militare e università, cominciai a collaborare con la Canard prima come planner e poi come copy junior sotto la direzione creativa di Fulvio Nardi. I primi annunci? Quelli delle vittorie del team rally di Lancia Delta.

In che cosa consiste il tuo lavoro?
“Dar vita a soluzioni creative che danno vita a soluzioni di business.”

Qual è la tua giornata tipo?
Inizio alle 8.45 e finisco alle 21.30. Cerco di coniugare le attività di presidente e direttore creativo di Herezie e di presidente AACC, l’associazione delle agenzie pubblicitarie francesi.
Durante la giornata, per esempio, potrei chiudere la business review di Herezie e subito dopo discutere dell’ultimo ritocco su un layout.

Come pensi sarà l'agenzia del futuro? Quali nuovi ruoli immagini nell'agenzia del futuro?
La coppia creativa cambierà?

Non so dirti come sarà l’agenzia del futuro, ma come vorrei che fosse la mia agenzia:  
Ho voglia di fare al meglio ciò che so fare. Creatività, valore aggiunto, rigore e buon senso sono alcuni ingredienti del nostro quotidiano… e già questi bastano a tenerci impegnati. Il nostro è un mestiere semplice. Penso che siano troppe metodologie. Troppi guru digitali. Troppi format di brief. Troppe chart power point. C’è troppo di tutto.
Troppi fuochi di paglia, se pensiamo che nessun cosiddetto nuovo media ha mai mandato in pensione un cosiddetto vecchio media. La radio è sempre accesa. I poster sono sempre sui muri.

In realtà si sta semplicemente anabolizzando l’offerta. Nel nostro mondo, più tecnologia significa semplicemente più sistemi di distribuzione e interazione creativa. Alcuni sistemi sono più forti, altri più goffi.
Per me il futuro della comunicazione è basato sulla capacità di osservare e continuare a osservare gli esseri umani e le loro interazioni. Nulla di più.
Passano gli anni e, nonostante ogni quarto d’ora nascano nuovi termini da mettere sui biglietti da visita, il nostro lavoro è sempre lo stesso: creare un’idea in cui le persone possano riconoscersi e il cui messaggio contribuisca a cambiare il loro modo di pensare e di agire.

Quali sono 3 lavori che secondo te rappresentano il futuro?
1 – HBO GO. Con più di 7 millioni di downloads l’applicazione HBO è uno straordinario esempio su come dare in maniera semplice la possibilità di approfondire la propria esperienza di entertainment. Contenuti sviluppati su misura in base al target e al social network di riferimento permettono di trasformare i fans di Game of Thrones o True Blood in broadcasters e distributori. E questo non su un paio di flagship series, ma su tutto il catalogo HBO.


2 – Carling Black Label – Be The Coach. La possibilità di partecipare alla scelta dei giocatori è uno dei sogni più grandi per chi frequenta gli stadi. L’occasione è la partita del torneo sudafricano Kaizer Chiefs contro Orlando Pirates. Le due squadre principali del campionato. Una Carling, un tappo, un codice, un voto. Quasi 11 milioni di voti on line, un sold out di 85.000 spettatori paganti e PR per un valore di oltre 10 milioni di dollari.


3 – Coca Cola – Coke Polar Bowl. Il migliore esempio mai raggiunto di assoluta e perfetta comunione fra «bought media», «owned media» e «earned media». Un’idea che cambierà radicalmente il modo di interpretare e interagire con il media televisivo.

14 novembre 2012

The agency of the future#19 - Ernesto Spinelli (Copy/Director)


Ernesto Spinelli è un copywriter, scrittore e regista. La sua è la prima delle ultime tre interviste di "The agency of the future". 

La sua agenzia del futuro è "partecipata": un collettivo di creativi che si divide i guadagni in parti uguali. Una visione interessante, soprattutto in questi tempi di crisi.

1) Dove nasce la tua passione per l'adv?

Nasce nel periodo dell’Università. Dai primi slogan alle manifestazioni. E da una poesia di Majakovskij che invita gli scrittori del futuro a lavorare nell’agenzia di pubblicità della rivoluzione. Il mio era un modo di vedere molto idealista e ingenuo. Ma, a ricordarlo ora a distanza di quasi vent’anni, ci ritrovo una delle basi più belle e libere del lavoro creativo.

2) In che cosa consiste il tuo lavoro?
Oggi sono copywriter, executive producer e regista. In ognuno di questi ruoli sono solo una parte di un mondo produttivo molto più ampio di me. Il mio lavoro consiste, da un lato, nel trovare di volta in volta il giusto approccio al pubblico a cui comunico e alla rete di persone con cui collaboro. Dall’altro lato, nel far emergere contenuti significativi per chi legge, guarda o ascolta ciò che scrivo.

3) Qual è la tua giornata tipo?
Se così posso dire, la mia giornata tipo è una giornata non-tipo. Ritmi e tempi di produzione sono molto variabili. In genere mi piace molto lavorare la mattina presto, soprattutto nelle fasi di elaborazione delle idee e di finalizzazione della creatività. Ma su ogni progetto - in particolare nelle fasi di preproduzione e postproduzione - giorni frenetici s’alternano ad attese per approvazioni e momenti di calma piatta che posso trascorrere con mia figlia Anita.

4) Come pensi sarà l'agenzia del futuro?
L’agenzia del futuro nascerà ovunque s’incontreranno persone con qualcosa da dire e che sanno come dirla. Sarà ovunque sono le idee. Per strada, in un bar o in un garage. Non sarà più una struttura divisa in compartimenti stagni: account, direttore creativo, copywriter, art director e così via. Sarà un gruppo di persone con obiettivi di comunicazione comuni. Uno dei maggiori ostacoli al livello qualitativo della pubblicità è la mancanza di condivisione di temi e prospettive. Il lavoro creativo non otterrà nulla dalle contrapposizioni, dal gioco a scaricabarile e dai personalismi. Il dialogo sui contenuti era e sarà un elemento essenziale. 
Da questo punto di vista, riorganizzazione del lavoro e redistribuzione sono molto importanti. Avranno più forza sul mercato le agenzie partecipate, nelle quali i creativi gestiscono i budget e ripartiscono gli utili in modo chiaro. E' una riorganizzazione molto semplice che può ridare subito alla creatività il valore che le è stato tolto da anni di rigida gestione finanziaria dei grandi network. Molti AD di successo non hanno mai venduto un'idea propria in vita loro. Hanno fatto molti soldi e forse è arrivato il momento per loro di farsi da parte. Al tempo stesso è definitivamente legata al passato la figura del creativo-scrivania. L'agenzia del futuro non avrà scrivanie. 

5) Come si dovrà organizzare rispetto al cambiamento del mercato?
Un punto importante sarà il rapporto con i clienti. Quello che secondo me è legato al passato è il muro di separazione. I creativi devono avere un rapporto diretto e personale con i clienti. Devono condividere un modo di vedere le cose. Dal mio punto di vista, niente è più freddo e inutile dell’approccio indifferenziato a marche e prodotti. Congelare i ruoli è stato un errore. Un copywriter, un regista o un art director non devono partire dall’idea “io sono un creativo professionista e posso vendere ugualmente creatività a chiunque.” Questa strada porta a messaggi e contenuti asettici, che purtroppo dominano da almeno un decennio i book individuali e le shortlist dei premi. Il risultato è l’indifferenza del pubblico o un’eccitazione evanescente e molto limitata nel tempo. Un approccio interessante è chiedersi: “quali contenuti personali ho in comune con questa marca e con le persone che la rappresentano? Quali strumenti so usare, per comunicare in modo innovativo ed efficace le nostre idee?” I creativi devono certamente aggiornarsi continuamente e alimentare quotidianamente il proprio bagaglio di conoscenze personali. Ma il vero valore aggiunto è essere capaci di impostare un confronto vero e concreto con i responsabili di marche, prodotti, associazioni con scopi sociali e partiti politici.

6) La coppia creativa cambierà?
E’ già cambiata. Un po’ come nei matrimoni indiani imposti dai genitori, la coppia classica ha creato spesso rapporti falsati e opportunistici, che producevano idee neutre e insight deboli. Uno dei danni peggiori prodotto dalle passate gestioni delle agenzie pubblicitarie è stato l’isolamento personale. La coppia copywriter / art director dà il meglio quando è capace di condividere le idee e di aprirsi alla ricchezza del mondo produttivo che la circonda.

7) Quali sono 3 lavori che secondo te rappresentano il futuro?



Mi è piaciuto il Gran Prix di quest’anno agli Adci Awards: The Beauty of a second. Trovo molto bello lo spot per P&G di Wieden&Kennedy con la regia di Inarritu, anche se l’argomento è ritrito. 



Ma forse proprio per questo lo trovo particolarmente riuscito. Di incredibile attualità resta tutto il lavoro di Bill Bernbach. Credo che il futuro, in genere, sia la pubblicità come spettacolo commerciale. In un mercato della comunicazione saturo sono idee ed emozioni ad avere presa diretta sul pubblico.