15 febbraio 2011

Perché "Cannes advertising festival" ha cambiato pay off.


Quasi in sordina, Cannes ha cambiato pay off. Nessuno ne ha parlato, ma vale la pena soffermarci un attimo. Da "Festival dell'advertising" è diventato "Festival della creatività", forse per raggruppare e aumentare a dismisura le mille categorie a cui si può iscrivere un lavoro. Ma ragionandoci, la cosa interessante non è la nuova verbalizzazione, quanto piuttosto l'esclusione della parola "advertising". La mia opinione è che a Cannes si sono detti: "È inutile che ci chiamiamo Festival dell'advertising se sono tutti fake. Facciamo una categoria apposita, quella dell'effectiveness, per premiare i risultati, e cambiamo il pay off".
Ammetto che sia un visione azzardata, ma oggi sarebbe più che mai necessario un cambiamento di questo tipo, anche nell'ADCI. Questi luoghi (festival, premi) devono cambiare e diventare non elite di pubblicitari, quanto selezionatori di nuove possibilità di comunicazione, per alimentare il campo di possibilità nell'advertising. Prendiamo per esempio quest'operazione: Thisman. Ha avuto un successo mondiale, di cui tutti abbiamo sentito parlare. Era advertising? no. Era interessante a livello di comunicazione? Certo, ha spostato l'asticella di ciò che si può fare con la rete. Come anche il caso dei Cric, collettivo di giovani professionisti nel mondo della pubblicità. All'inizio il video "Perché tu mi piaci" non aveva un brand, ma ha guadagnato milioni di clic. E secondo me, almeno nella categoria media, ha stabilito un punto di non ritorno: ci ha rivelato cosa funziona in rete nel nostro paese.
Io vorrei un annual così: in grado di stabilire le nuove possibilità di comunicazione. In grado di aprirsi anche al mondo del non advertising, per mostrarmi qualcosa a cui noi pubblicitari non avevamo pensato.

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