21 maggio 2012

"The agency of the future"#9 - Sandro Baldoni (Direttore Creativo/Le Balene Colpiscono Ancora)


Se siete stanchi di questa rubrica, prendetevela con Sandro Baldoni. Ero un assistente alla regia prima di incontrarlo. Volendosi sbarazzare di me, mi convinse a fare il copywriter. Ma purtroppo mai decisione si rivelò così tanto un boomerang. 
Sandro è uno dei copywriter/direttori creativi che ha fatto la storia della pubblicità italiana. Era la B dell'agenzia FCA/SBP ed è regista di tre film, tra cui Strane Storie, premiato come migliore Opera Prima al Festival di Venezia.
Adesso, insieme a Lele Panzeri, guida Le Balene colpiscono ancora. E oggi mi ha fatto l'onore di rispondere alle domande della rubrica.


1) Dove nasce la tua passione per l'advertising?
Dal gusto per la battuta fulminante che aveva mio padre, credo. Da bambino ero spesso in giro con lui, si guardava attorno e sintetizzava in poche parole quel che vedeva, una specie di cronaca ironica degli eventi che si svolgevano davanti ai nostri occhi. Forse per questo sono stato sempre attratto dagli aforismi e dai racconti brevi. Il mio primo impatto vero con il lavoro del pubblicitario, una volta arrivato a Milano, fu con Pino Pilla, con cui ebbi un colloquio. Stava facendo la campagna per un’azienda che si occupava della ricerca di talenti, e aveva scritto una frase su un foglio: “Il tuo capo ti dice che sei sveglio, intelligente e capace. Come mai hai un capo?”. Mi chiese cosa ne pensavo. Mi sembrò un titolo bellissimo, e decisi che volevo scrivere cose così. Non fui assunto, ma quella frase mi rimase dentro. Non a caso, dopo alcune veloci esperienze in Italia e all’estero, a 29 anni aprii la mia prima agenzia di pubblicità, con Lele Panzeri e Fabrizio Sabbatini: non volevo avere un capo.


2) In che cosa consiste il tuo lavoro?  
Cerco di attirare l’attenzione delle persone su una cosa che ho pensato e realizzato, e poi di mantenerla viva per uno spazio di tempo più o meno lungo. Queste persone sono prima i membri di un’azienda, o di una casa di produzione cinematografica, e in un secondo tempo il pubblico. La cosa che ho pensato può essere una frase, un film, un video, un’immagine, un paragrafo, un rumore, una parola. Può passare su un computer, sulla fiancata di un tram, sullo schermo di uno smartphone, al cinema, in TV o anche essere scritta in cielo, oppure essere ferma sul muro di una strada o sul pavimento di un metrò.


3) Qual è la tua giornata tipo? Sono piuttosto pigro, quindi mi sveglio a ore variabili, vado al lavoro a ore variabili e rientro a casa a ore variabili. Chi lavora  e vive con me non ne è molto contento. D’altronde comincio ad avere una certa età, credo di meritare qualche privilegio.


4) Come pensi sarà l'agenzia del futuro? Come si dovrà organizzare rispetto al cambiamento del mercato?
Credo che sopravviveranno solo le organizzazioni (si chiameranno ancora agenzie?) che sapranno unire la qualità alla rapidità. Non ci sarà più spazio per le mezze misure. Oggi c’è poca richiesta di qualità, soprattutto in Italia, anche perché c’è molta paura: ma le aziende dovranno presto rendersi conto che finire nella palude dell’anonimato organizzato, dove si muovono grossi pesci tutti uguali, non paga. Torneranno a chiedere di essere veramente diverse una dall’altra, e quelle che non lo faranno spariranno.  


5) La coppia creativa cambierà? L’evoluzione naturale della coppia è la famiglia allargata.


6) Quali sono 3 lavori che secondo te rappresentano il futuro?
Me ne vengono in mente due. Il primo non è un lavoro pubblicitario in senso stretto, ma rappresenta un uso intelligentemente iconoclasta del medium, quindi il nocciolo della comunicazione del futuro. È l’incursione di Joaquin Phoenix al DavidLetterman Show, nel corso del quale Phoenix si è mostrato in stato confusionale e letteralmente sordo alle domande di Letterman, quasi uno show da autistico. Poi si è scoperto che il tutto serviva per la scena a forte coloritura satirica di un film, I’m still here, che Phoenix stava girando con Casey Affleck e Thanks Evangelos. L’onda d’urto si è allargata anche al web e alla carta stampata, ed è stata ulteriormente preziosa più avanti, per il lancio del film. La morale è sempre la stessa, ed è sempre nuova: bisogna avere un’idea solida e uscire dall’utilizzo tradizionale del medium, e per tradizionale intendo anche quello che sta già diventando solita roba nel web.
Il secondo è una cosa su cui stiamo lavorando ora alle Balene: il lancio del primo sito porno che devolve tutti i suoi proventi in beneficenza. Si chiamerà Come4. Visto che il porno è il più grande business del web, l’energia masturbatoria di ciascuno di noi diventerà finalmente utile anche agli altri. Come una qualsiasi altra fonte di energia alternativa!

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