"The
agency of the future" sta raccogliendo un po' di interesse e di
questo sono molto contento. Come dicevo ieri, penso sia molto interessante, ai
fini di questo gioco, coinvolgere creativi che sono anche blogger. Quindi ecco
l'inevitabile intervista a Francesco Taddeucci, copywriter, direttore creativo
e autore di uno dei blog
più letti del nostro settore.
Dove nasce
la tua passione per l'advertising?
Non ricordo
esattamente da dove nasca. Però prima di fare il pubblicitario facevo il DJ in
una piccola radio privata di Roma, il cui piatto forte erano le parodie di spot
televisivi in voga allora (fine anni '80). Esiste ancora un link da qualche
parte: alcune sono imbarazzanti, altre però fanno ridere. Forse la mia passione
nasce da lì. Poi mi piaceva la pubblicità stampa americana o inglese, c'erano
due libri che ancora oggi sono dei veri libri di testo per chi voglia fare il
copy: quello sulle vecchie campagne VW e quello sulle campagne di The Economist.
Li sfogliavo sperando di diventare così bravo, e ovviamente non ci sono
riuscito.
Certo è che
se avessi saputo che un giorno questo mestiere sarebbe diventato inventarsi
delle business ideas, costruire case histories, inventare scherzi o circhi di
piazza, non so se ne sarei rimasto altrettanto affascinato. L'idea secca e
fulminante è ancora la cosa più bella di questo mestiere, per me.
In che cosa
consiste il tuo lavoro?
Il mio
lavoro consiste nel tirare fuori il meglio dalle persone con cui lavoro, e
provare a venderlo ai clienti. Qualche volta consiste anche nel tirare fuori io
stesso delle idee, perché ancora mi diverto molto a farlo.
Qual è la tua
giornata tipo?
Cerco di
fare dello sport prima o dopo il lavoro. In agenzia entro verso le 10, e esco
quando non c'è più da fare o quando sono troppo fuso. Per il resto cerco di
passare il più tempo possibile con mia figlia, ma è sempre troppo poco. Con lei
non solo mi diverto, ma imparo anche molto. Considero una grande fortuna il
poter passare tanto tempo con una persona che ami e che appartiene a una
generazione più piccola della tua. Poi passo molto tempo a "vedere
cose" su internet, ascolto molta musica, mi informo. E se sono ancora
ispirato prima di andare a dormire scrivo, generalmente per il mio blog. Una
lettura veloce chiuderebbe la giornata-tipo ideale, ma spesso rinuncio per
stanchezza.
Come pensi
sarà l'agenzia del futuro? Come si dovrà organizzare rispetto al cambiamento
del mercato?
Ce lo
chiediamo tutti come sarà.
Ma la verità
è che non si può vedere oltre i 10 anni di tempo, tutto quello che viene dopo è
inimmaginabile. Pensa se negli anni '70 qualcuno avesse posto la stessa
domanda: chi avrebbe potuto prevedere, per esempio, il web? Quindi chissà cosa
ci aspetta tra vent'anni. Di sicuro i prossimi cinque saranno di chi sarà in
grado di sfruttare bene l'oggetto che abbiamo tutti in mano: il telefono. Poi
si vedrà. Penso anche che l'agenzia del futuro potrà tornare a essere il luogo
delle idee. Quindi un posto divertente, umano, incredibilmente creativo. Oggi
non è quasi da nessuna parte così: le agenzie sono dei ministeri, passate di
moda, in mano ai CFO; ancora popolate di bravissimi creativi, ma il fuoco sacro
sembra spento. Ho visitato le agenzie più creative - letteralmente - del mondo:
la DDB a Londra e Berlino, la BBDO di NY, altre ancora in cui ho amici: e sono
quasi tutte dei posti abbastanza tristi. Credo invece che se vai negli uffici
della Pixar, o di qualche produttore di video games, o di Google, ci sia
l'atmosfera che da noi si respirava 20, 30 anni fa e oltre. Non è colpa di
nessuno, sono i cicli storici.
Quali nuovi
ruoli immagini nell'agenzia del futuro?
Non saprei,
ma immagino che come un tempo le agenzie avevano il media al loro interno, nel
futuro non sarà possibile ignorare tutte quelle figure che servono per far
circolare le proprie idee attraverso il passaparola. Mi sembra già oggi curioso
che siano esternalizzate.
La coppia
creativa cambierà?
È già
cambiata molto, e continuerà a farlo. Ma forse la coppia, intesa come
formazione per affrontare un brief, è ancora la formula migliore. Lo scambio
"limitato" di idee per me funziona. Quando lo allarghi a troppe
persone, si disperde. E lavorare in solitaria va benissimo per gli spunti
geniali, ma meno per costruire case histories di successo. E poi la coppia l'ha
inventata Bill Bernbach: quando nascerà un altro genio della sua portata in
questo mestiere, magari riuscirà a fare di meglio. I geni di oggi chi sono?
Bogusky o David Droga? Non li vedo capaci di rivoluzioni così profonde. Non
sono anticipatori, sono solo molto contemporanei.
Quali sono 3
lavori che secondo te rappresentano il futuro?
Visto che mi
chiedi una visione del futuro, eccola: forse ci salverà un ritorno
all'agricoltura. (Fresco vincitore del Gran Clio)
Poi voglio
ricordare questa, che è un'idea tanto semplice quanto bella. Perfetta per i
tempi che corriamo.
E infine il
prototipo della vera idea del futuro: ha 17 anni e sembra sempre nata ieri.
Idee che nel
futuro ci arrivano da sole perché troppo belle per invecchiare.
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